Il Social Dreaming è una particolare tecnica di lavoro con il gruppo attraverso i sogni; si occupa dei sogni come fonte di informazioni sulla situazione vissuta dal gruppo, su come essa è pensata o pensabile e, pur non negando gli aspetti personali e interpersonali dei sogni, che sono oggetto di interpretazione in psicoanalisi, non li prende in considerazione. Il sogno è considerato non solo una realtà individuale, ma anche espressione di un patrimonio comune, indicatore di fenomeni psicologici collettivi e di aspetti dinamici, talora creativi e inaspettati, della vita mentale, che spesso non vengono notati. Il sogno, in questo senso, può aprire nuove domande sulla realtà e possibili nuove soluzioni.
Social indica il carattere sociale, collettivo dei sogni e anche la disponibilita’ alla condivisione di un lavoro onirico comune; dreaming, anziché dream,  indica il divenire dell’ attività del pensiero onirico e delle associazioni ai sogni nel gruppo, non quindi attenzione sui sogni e il loro contenuto sociale ma sul “risognare insieme” i sogni e trovare nuove connessioni e nuovi pensieri, come da molti oggi è condiviso nell’ approccio al sogno.
Il Social Dreaming come tecnica è stato “scoperto” da Gordon Lawrence, uno studioso del Tavistock Institute of Human Relations attorno agli anni 80; Gordon Lawrence utilizza  letteralmente il termine “scoperta” a proposito del Social Dreaming in quanto una tale concezione dei sogni nei gruppi era presente e usata in contesti tribali descritti da antropologi e la funzione del sogno come informazione su una realtà che va oltre il mondo individuale del sognatore era stata percepita da Jung e  da una psicologa tedesca, C. Berard, che raccolse molti sogni, sorprendentemente simili, durante l’epoca nazista in Germania. La “scoperta” o meglio “riscoperta” di Lawrence è avvenuta in un momento culturale adatto ad accettarla: in campo psicoanalitico era stato riconosciuto che il linguaggio del sogno non è una semplice traduzione in una lingua simbolica per sfuggire alla censura, ma è un linguaggio pregnante, metaforico, ricco di significati polivalenti, come il linguaggio artistico, e nell’ambito delle teorizzazioni e del lavoro clinico sui gruppi i fenomeni mentali collettivi erano stati esplorati  e valorizzati dai teorici inglesi sui gruppi, in particolare da Bion.
L’incontro durante il quale si portano i sogni è stato chiamato matrice da matrix, in latino utero, per alludere a una situazione potenzialmente feconda in cui è possibile far nascere e  crescere idee non ancora consapevoli. La funzione di chi tiene il gruppo non è interpretativa ma  favorisce l’attività naturale di espressione e manifestazione di significati e le loro reciproche connessioni.
Il Social Dreaming  ha suscitato molto interesse, si è diffuso in varie parti del mondo, è stato usato in contesti molto diversi, lavorativi, formativi, di ricerca e con varie modalita’ nella frequenza delle matrici. A Genova, all’Acanto, l’esperienza  del Social Dreaming è stata inizialmente portata da Claudio Neri, che ne ha favorito la conoscenza e la diffusione in Italia, ed è poi entrata a far parte del training di Acanto nella scuola COIRAG.